Meteore Mondiali: Goycochea, l’ammazza-sogni delle Notti Magiche

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In Italia, una “meteora” è quel giocatore che vive un breve periodo di gloria, prima di tornare nuovamente nell’anonimato. I Mondiali sono pieni di storie del genere, di giocatori che in qualche modo raggiunsero l’apice della loro carriera proprio in quei magici 30 giorni, una volta ogni quattro anni, quando tutto il mondo ruota intorno a un pallone.

Le meteore brillano sul palcoscenico più importante, per poi tornare subito nei ranghi, o peggio ancora sparire dal calcio che conta. Come un incantesimo che si rompe, o un sogno da cui si svegliano troppo presto.

Antonio Guarini ci porta alla scoperta delle 10 più grandi “meteore mondiali” nella storia recente della Coppa del Mondo. Alcune di loro hanno aiutato gli Azzurri a conquistare la storia, altri evocano ricordi dolorosi per i fan italiani. Ma tutte si sono guadagnate quell’affascinante status di “meteora”, avendo trovato la formula magica proprio quanto contava di più.

Non avranno vinto il Pallone d’Oro, e in alcuni casi neppure il Mondiale, ma tutte conservano un posto d’onore nella memoria di tutti gli amanti del calcio.

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3) Sergio Goycochea, l’ammazza-sogni delle Notti Magiche

“Se un rigore viene calciato negli ultimi 60 centimetri della porta è imparabile”,
questa è la legge di un portiere argentino diventato eroe per caso a Italia ’90. Sergio Goycochea a quel mondiale avrebbe dovuto fare solo la riserva di Nelson Pumpido, titolare inamovibile della Nazionale Albiceleste.

Pumpido però comincia molto male il Mondiale. L’Argentina campione del mondo viene incredibilmente sconfitta all’esordio dal Camerun per 1-0. Sul gol degli africani lo stesso Pumpido è protagonista di una papera. Bilardo però lo conferma nelle partite successive. Ma nell’ultimo impegno del girone il numero uno argentino si rompe un braccio. Al suo posto entra uno con la faccia da cowboy, uno che sarebbe entrato di diritto nella storia di quel campionato del mondo.

All’epoca Goycochea gioca nel Millionarios ed è semisconosciuto anche in Argentina. Maradona e compagni passano il girone per miracolo. Agli ottavi tutti la danno perdente contro il Brasile di Careca. Si gioca a Torino. I verdeoro dominano, colpiscono tre pali, ma poi subiscono il gol di Caniggia su delizioso assist del Pibe de Oro. Ai quarti per l’Albiceleste c’è la Jugoslavia più talentuosa di sempre. Si va ai rigori, Goycochea ne para due e la semifinale è servita.

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Sergio Goycochea non doveva neanche giocarlo, il Mondiale 1990. Ma poi il destino bussò alla sua porta, sotto forma di un infortunio occorso al portiere titolare dell’Argentina Nery Pumpido…

L’avversario è l’Italia di Vicini e Schillaci. Totò segna quasi subito, sembra l’inizio di una goleada. Invece no. Gli argentini addormentano la partita e nel secondo tempo Caniggia, ancora lui, beffa Zenga. Ancora rigori. Gli azzurri ne sbagliano due, con Donadoni e Serena. Il Goyco li para entrambi.

La finale è la rivincita di quella giocata in Messico quattro anni prima. C’è la Germania di Beckenbauer. Quella dell’Olimpico di Roma è il più brutto atto conclusivo della storia dei campionati del mondo. Goycochea sta già pensando ai supplementari quando arriva un rigore per i tedeschi. Sul dischetto va Andreas Brehme, che gioca nell’Inter del Trap. Il penalty del biondo terzino sarà stato a 61-62 centimetri dal palo, perché il Goyco la sfiora ma il pallone va in rete. La Germania è campione del mondo. Maradona piange.

Se quel match fosse terminato ai rigori l’epilogo sarebbe stato diverso e Goycochea sarebbe diventato ancora più eroe. Ma forse sarebbe stato troppo da chiedere al destino. Decisamente troppo.

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L’Argentina rischiò di vincere il secondo titolo mondiale di seguito nel 1990, ma la stella più brillante nel corso del torneo – più dello stesso Diego Maradona – finì per essere il semisconosciuto portiere di riserva Sergio Goycochea


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