Meteore Mondiali: Schillaci, Re Mida senza corona di Italia ’90

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In Italia, una “meteora” è quel giocatore che vive un breve periodo di gloria, prima di tornare nuovamente nell’anonimato. I Mondiali sono pieni di storie del genere, di giocatori che in qualche modo raggiunsero l’apice della loro carriera proprio in quei magici 30 giorni, una volta ogni quattro anni, quando tutto il mondo ruota intorno a un pallone.

Le meteore brillano sul palcoscenico più importante, per poi tornare subito nei ranghi, o peggio ancora sparire dal calcio che conta. Come un incantesimo che si rompe, o un sogno da cui si svegliano troppo presto.

Antonio Guarini ci porta alla scoperta delle 10 più grandi “meteore mondiali” nella storia recente della Coppa del Mondo. Alcune di loro hanno aiutato gli Azzurri a conquistare la storia, altri evocano ricordi dolorosi per i fan italiani. Ma tutte si sono guadagnate quell’affascinante status di “meteora”, avendo trovato la formula magica proprio quanto contava di più.

Non avranno vinto il Pallone d’Oro, e in alcuni casi neppure il Mondiale, ma tutte conservano un posto d’onore nella memoria di tutti gli amanti del calcio.

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1) Salvatore Schillaci, il Re Mida senza corona di Italia ’90

Durante le Notti Magiche forse avrebbe potuto anche camminare sulle acque. Gli riusciva tutto, quasi tutto. Nell’avvicinarsi al Mondiale italiano il c.t. azzurro, Azeglio Vicini da Cesenatico, si accorge che la sua Italia non ha giocatori della Juventus.

I bianconeri non vivono il miglior momento della loro storia. Il Milan degli olandesi, il Napoli di Maradona,  l’Inter del Trap e la Samp di Vialli e Mancini forniscono la gran parte dei giocatori alla Nazionale.

C’è però un ragazzo siciliano che in quella stagione ha segnato tanti gol con la Juve di Zoff. Vicini sa che in un appuntamento compresso come il campionato del mondo di calcio va sfruttato il momento. Vialli, Carnevale e Serena sono i centravanti, Baggio e Mancini i fantasisti. All’ultimo momento il saggio Azeglio decide di portare con sé anche Salvatore Schillaci.

Gli azzurri si presentano all’esordio contro la coriacea Austria. Ad un quarto d’ora dalla fine siamo 0-0. Vicini manda in campo Schillaci. I difensori austriaci superano tutti il metro e 90, ma Totò segna di testa su perfetto cross di Vialli. Da quel momento il Mondiale di Italia ’90 diventa il mondiale di Schillaci. Totò segna con Cecoslovacchi nel girone, con l’Uruguay agli ottavi e con l’Irlanda nei quarti.

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 Salvatore Schillaci, qui impegnato contro Jorge Burruchaga, trascinò l’Italia al terzo posto nel Mondiale casalingo del 1990, di cui fu capocannoniere con 6 goal. Poi scomparve rapidamente, come se non fosse quasi mai esistito…

Il numero 19 azzurro è ovunque segna anche con l’Argentina, ma ai rigori passano Maradona e compagni. Totò segna anche nella finale per il terzo posto con l’Inghilterra, vincendo la classifica cannonieri. Le notti magiche gli cambiano la vita, Schillaci diventa il modello per tutti i ragazzi del sud che sognano la Nazionale.

Giocherà ancora nella Juve, nell’Inter è anche in Giappone. Ma quegli occhi magici e spiritati di Italia ’90 non si vedranno più. Quando si pensa a quel campionato del mondo si pensa a lui e alla sua favola a cui è mancato solo il lieto fine.

Forse sarebbe stato troppo diventare anche campione del mondo. Forse sarebbe stato decisamente troppo per uno che quel mondiale non l’avrebbe neanche dovuto giocare. O forse no. Chissà.

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Quegli occhi spalancati, per festeggiare dopo un gol o protestare contro una decisione arbitrale, divennero l’inconfondibile tratto di Salvatore Schillaci durante la sua breve esperienza come attaccante della Nazionale


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