Meteore Mondiali: Blanco, il giocoliere messicano di Francia ’98

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In Italia, una “meteora” è quel giocatore che vive un breve periodo di gloria, prima di tornare nuovamente nell’anonimato. I Mondiali sono pieni di storie del genere, di giocatori che in qualche modo raggiunsero l’apice della loro carriera proprio in quei magici 30 giorni, una volta ogni quattro anni, quando tutto il mondo ruota intorno a un pallone.

Le meteore brillano sul palcoscenico più importante, per poi tornare subito nei ranghi, o peggio ancora sparire dal calcio che conta. Come un incantesimo che si rompe, o un sogno da cui si svegliano troppo presto.

Antonio Guarini ci porta alla scoperta delle 10 più grandi “meteore mondiali” nella storia recente della Coppa del Mondo. Alcune di loro hanno aiutato gli Azzurri a conquistare la storia, altri evocano ricordi dolorosi per i fan italiani. Ma tutte si sono guadagnate quell’affascinante status di “meteora”, avendo trovato la formula magica proprio quanto contava di più.

Non avranno vinto il Pallone d’Oro, e in alcuni casi neppure il Mondiale, ma tutte conservano un posto d’onore nella memoria di tutti gli amanti del calcio.

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6) Cuauhtémoc Blanco, il giocoliere messicano di Francia ’98

Quando si lega il proprio nome ad una particolare giocata, vuol dire essere entrati nella storia del calcio. Alzi la mano chi non ricorda la cuautéminha, la particolare giocata che permette  di saltare l’avversario con il pallone incastrato tra i due piedi. Questo è quello che fece vedere Cuauhteoc Blanco ai Mondiali di Francia ’98.

Poco importa se la corsa di quel Messico si fermò agli ottavi di finale contro la Germania di Klinsmann e Bierhoff. Con quel nome da capo tribù degli Incas e quella giocata con il pallone tra i piedi, Blanco è rimasto ben impresso nella memoria di tutti gli appassionati di calcio.

122 presenze e 39 gol con la nazionale messicana, una carriera condotta quasi sempre nel paese del sombrero. Una breve parentesi in Spagna, tra il 2000 e il 2002, con il Valladolid. Poi quasi solo Messico. Blanco formava una gran coppia d’attacco con Hernandez, il Caniggia di Città del Messico.  È l’unico messicano ad aver segnato in 3 edizioni diverse dei mondiali (1998, 2002 e 2010). È inoltre il terzo giocatore più anziano ad aver segnato in una fase finale dei mondiali all’età di 37 anni e 5 mesi, preceduto dallo svedese Gunnar Gren e dal primatista assoluto, il camerunese Roger Milla.

Blanco è stato un giocatore che forse avrebbe potuto avere una buona carriera anche in Europa, ma con un altro carattere. Troppe concessioni extracalcio, per un talento che spesso è stato più sregolatezza che genio. Questo non gli ha impedito di lasciare una traccia indelebile nel film di quel Mondiale di Francia.

Molti ricorderanno la doppietta di Zidane in finale, così come tanti hanno ben chiara l’immagine di un Ronaldo svuotato quella sera a Saint Denis. Tutti si ricorderanno di Cuauhtemoc Blanco. Quello che saltava gli avversari con il pallone tra i piedi.

Tecnicamente sarebbe stata palla trattenuta, ma nessun arbitro ha avuto mai il coraggio di rovinare un gesto tecnico così originale. E ci sarebbe mancato altro.

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Eccola qui: la “cuauhtéminha”, marchio di fabbrica di Cuauhtémoc Blanco. Resa nota al pubblico sul palcoscenico mondiale del match contro la Corea del Sud, è un colpo che Blanco ha usato in molte altre occasioni…

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